martedì 24 aprile 2007

Giro, giro tondo...

Ai giorni nostri, solo le religioni new age e neopagane hanno conservato o riadottato il modo di pregare recitando una nenia mentre circuambulano uno spazio. Qualcosa di questo arcaico modo di pregare, è stato tramandato nelle Rogazioni, processioni circuambulatorie lungo i confini del paese e dei suoi campi coltivati, che tutt'ora caratterizzano molte feste paesane italiane.
Di questo rito arcaico, tuttavia, una traccia più evidente è rimasta nelle filastrocche cantate dai bambini durante il girotondo. Mentre in alcune scuole dell'infanzia (ex materne) italiane, si cominciano le lezioni recitando l'Ave Maria, in Svizzera, nell'asilo d'infanzia Wakita, uno dei 15 privati, ubicati nei boschi, i bambini cominciano e terminano la giornata tenendosi per mano in circolo, recitando una filastrocca.
Anche i bambini dell'asilo svizzero quindi pregano, ma il loro è un modo di pregare arcaico, che lascia filtrare la propria origine nelle Ambarvalia, antiche cerimonie agrarie. Il girotondo richiama infatti la circuambulazione dei campi coltivati ripetuta tre volte di seguito, per allontanare da essi cattive influenze metereologiche e magiche. I contadini poi procedevano con il sacrificio purificatore di un suino, pecora o toro in onore di Marte per la protezione e difesa dei perimetri e Cerere, per
propiziarsi un buon raccolto.

Anche i bambini dell'asilo Wakita, con i loro insegnanti, alla fine delle lezioni, con un ultimo girotondo, onorano il bosco salutando gli alberi, il sole, il cielo. Poi sussurrano a uno a uno il proprio nome, al quale in coro, tutti insieme come in una nenia, rispondono:"Isch da" "E' qui".

Fonti: "C'è un asilo nel bosco" - articolo di Silvia Ortoncelli pubblicato sul supplemento "D" del quotidiano La Repubblica.

Valeria Cotttini Petrucci, Luciana Mariotti " Le feste giocate" Edizioni De Luca 1998, Roma

La foto del girotondo dei bambini nel bosco è stata presa dal sito dell'asilo svizzero Wakita citato
nell'aricolo di "D" e nel post.

La foto degli adulti nel bosco, proviene dal sito di Damanhur; autonoma comunità spirituale su territorio italiano.

mercoledì 4 aprile 2007

Carnevale...dei piccolissimi


Per i bambini, il carnevale nostrano, presenta similitudini nel gioco scaramantico ed alla teatralità a loro innata, con i travestimenti di Halloween dei ragazzini anglosassoni. Ma i neonati? Da cosa origina l'abitudine di travestire bambini così piccoli che neanche si rendono conto? Nella motivazione più o meno consapevole di proiettare sui bambini, i nostri desideri circa il carattere o l'aspetto che vorremmo avessero, - es. bambine cicciottelle vestite come improbabili ballerine o leggiadre fatine - vi è il residuo ancestrale di indossare la pelliccia di questo o quell'animale nella speranza di acquisirne le caratteristiche. Così come in un arcaico passato i sacerdoti o a volte i guerrieri impersonavano l'orso indossandone la sua pelliccia per officiare alcuni riti, le mamme travestono i loro bimbi neonati, come i piccoli degli animali da cui più o meno inconsciamente vorrebbero che mutuassero alcuni tratti fisici o psicologici particolari. Ad esempio: l'agilità del gattino, la lealtà del cane, la capacità (auto) curativa dell'ape, o dell'orso, e simili, per finire ai travestimenti dei personaggi dei cartoon con i quali richiamare il potere (delle regine) la bellezza (delle principesse) e via dicendo. Tale rito ancestrale si palesa anche in chi sceglie per i propri figli, nomi di animali; Orso, Lupo etc., considerando anche il fatto che presso i nativi americani, la pratica medica di indossare la pelliccia di un animale per acquisirne le capacità curative, è ancora in uso.
Fonti: Wikipedia, l'enciclopedia on line;
Grizzly Bear Lake: "L'iniziazione all'arte dell'uomo-medicina" Edizioni Amrita

Carnevale


Il travestimento a scopo ludico/scaramantico presente un pò in tutte le culture, attesta la propria origine innata nell'umanità. Attraverso i secoli e le migrazioni le tradizioni si influenzano l'un l'altra o si sviluppano autonomamente ma in maniera sincretica.
Febbraio, mese in cui principalmente si svolge il carnevale nostrano, mutuato da un rito egiziano di fertilità dei campi antico di 4000 anni, dedicato ad Iside, è anche il mese in cui in Giappone cade la festa dello Setsubun. Tale festività religiosa, coincide temporalmente con l'europea candelora, con la quale ha in comune anche l'arcaico significato di annuncio di primavera. Per propiziare la fertilità dei campi, in relazione anche al perpetuo rinnovarsi della vita, altro aspetto sincretico con il carnevale egizio, è usanza nipponica, durante lo Setsubun, che a turno, un membro della famiglia si travesta da demone contro il quale gli altri lanciano fagioli di soia a scopo scaramantico.
Il contenuto del carnevale nostrano, tuttavia è da far risalire ai Romani i quali, durante i Saturnali, coincidenti temporalmente, con le nostre feste natalizie , promulgavano la sospensione delle leggi e delle norme del vivere sociale. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascivia di ogni genere.

Fonti: Wikipedia - l'enciclopedia on line;
"Sakura no sekai" il blog di cultura giapponese di Barbara