mercoledì 4 aprile 2007

Carnevale


Il travestimento a scopo ludico/scaramantico presente un pò in tutte le culture, attesta la propria origine innata nell'umanità. Attraverso i secoli e le migrazioni le tradizioni si influenzano l'un l'altra o si sviluppano autonomamente ma in maniera sincretica.
Febbraio, mese in cui principalmente si svolge il carnevale nostrano, mutuato da un rito egiziano di fertilità dei campi antico di 4000 anni, dedicato ad Iside, è anche il mese in cui in Giappone cade la festa dello Setsubun. Tale festività religiosa, coincide temporalmente con l'europea candelora, con la quale ha in comune anche l'arcaico significato di annuncio di primavera. Per propiziare la fertilità dei campi, in relazione anche al perpetuo rinnovarsi della vita, altro aspetto sincretico con il carnevale egizio, è usanza nipponica, durante lo Setsubun, che a turno, un membro della famiglia si travesta da demone contro il quale gli altri lanciano fagioli di soia a scopo scaramantico.
Il contenuto del carnevale nostrano, tuttavia è da far risalire ai Romani i quali, durante i Saturnali, coincidenti temporalmente, con le nostre feste natalizie , promulgavano la sospensione delle leggi e delle norme del vivere sociale. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascivia di ogni genere.

Fonti: Wikipedia - l'enciclopedia on line;
"Sakura no sekai" il blog di cultura giapponese di Barbara


2 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito del Carnevale e del carnevalesco: è molto interessate pensare all'aspetto politico della festa. Per esempio, se ai sudditi poveri di un Regno la cui aristocrazia vive nell'oro (ma naturalmente si può traslare fino ad oggi), era certo per tradizione, per "usanza", ma forniva un momento di "sfogo", di catarsi, in cui, in una fetta autorizzata e circoscritta di tempo, di potevano invertire i ruoli, ci si poteva burlare del Re, dei potenti, del potere; per poi fare ritorno alla normalità di sempre, avendo "messo in scena" la rabbia repressa, il senzo di ingiustizia. Solo messo in scena, però. Sempre il travestimento serve a questo: ci dà la possibilità di essere qualcosa che non osiamo essere (vedi quanti uomini che si travestono da donna per Carnevale: è molto piacevole, forse, indossare una gonna, vedersi con forme diverse, ma non lo farebbero mai nella vita di tuttii giorni). Così, attualmente, i carri allegorici del Carnevale prendono in giro (e cisi aspetta che lo facciano) i politici. Il Carnevale è un momento divertente e di sovvertimento, però dovremmo, secondo me, ricordarci che è un momento "concesso", una rivolta (dei costumi) messa in scena: di tutto quello che non ci è (culturalmente) concesso.

Laura ha detto...

Già...proprio come riassumeva il motto borbonico riferito al loro modo di governare il regno delle due Sicilie: "Feste, farina, e forca".