martedì 27 novembre 2007
DOLCETTO O SCHERZETTO?
Durante il primo secolo, invadendo la Bretagna, i Romani vennero a contatto con i Celti, nel cui capodanno, alla data del 31 ottobre, si celebrava la fine dell'estate sacrificando animali agli spiriti dei defunti per propiziarsi abbondanti raccolti futuri.
L'usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween, nasce quindi dalla tradizione celta di mascherarsi con le pelli degli animali uccisi nei sacrifici nella notte del 31 Ottobre, per 3 giorni allo scopo di esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche essi ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle (le rape e successivamente le zucche antelitteram!) intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro.
Sempre durante quella stessa notte le fate, considerate nella tradizione celta ostili e pericolose nei confronti degli esseri umani, erano solite fargli alcuni scherzi, portandoli a perdersi sulle loro colline dove rimanevano intrappolati per sempre. Le leggende narrano così che I Celti, per guadagnarsi il favore delle fate erano soliti offrire loro del cibo o latte che veniva lasciato sui gradini delle case.
Anche gli antichi romani intorno al 1° novembre onoravano Pomona, la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festivita' venivano offerti frutti (soprattutto mele) alla divinità per propiziare la fertilità futura. Con il passare dei secoli il culto di Samhain, nome del capodanno celtico, e di Pomona si unificarono: l'interlocutore della festa del 1 novembre diventò così il morto, da cui ci si travestiva per poter inscenare lo scambio fra l'offerta dei vivi ed i doni dei morti. Malgrado l'avvento del Cristianesimo queste tradizioni erano molto radicate nella popolazione e pur essendovi molte persone convertite alla Chiesa cattolica, l’antico rito celtico-romano rimase.
Visto che la Chiesa cattolica non riusciva a sradicare questi antichi culti pagani, escogito' un tentativo per farne perdere l'ancestrale significato. Infatti nel 835 Papa Gregorio spostò la festa di Tutti i Santi dal 13 maggio al 1° novembre. Tuttavia l'influenza del culto di Samhain, non fu sradicata e per questo motivo la Chiesa aggiunse, nel X° secolo, una nuova festa: il 2 Novembre il Giorno dei Morti in memoria delle anime degli scomparsi che venivano festeggiati dai loro cari, che mascherandosi da santi, angeli e diavoli accendevano dei falo'.
E' su questa falsariga che si inserisce la leggenda che fa risalire ai primi cristiani, in cammino da un villaggio all'altro, elemosinando un pezzo di pane, l'origine della versione ancestrale italiana del "Dolcetto o scherzetto?" Il pane ottenuto dai pellegrini cristiani era detto "pane dell'anima" e più se ne riceveva, piu' preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credeva che i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti.
In Italia si diffuse quindi l'usanza della questua fatta da schiere di ragazzi o di contadini e artigiani che vanno di casa in casa cantando un'appropriata canzone; a Pettorano sul Gizio (Abruzzo) essa suonava così:
"Ogge è lla feste de tutte li sande:
Facete bbene a st'aneme penande…
Se vvu bbene de core me le facete,nell'altre monne le retruverete".
Questa costumanza in Puglia si chiama senz'altro cercare "l'aneme de muerte" e si apriva con questa specie di breve serenata rivolta alla massaia:
"Chemmare Tizie te venghe a cantà
L'aneme de le muerte mò m'a da dà.
Ah ueullà ali uellì
Mittete la cammise e vien ad aprì."
La persona a cui è rivolta la canzone di questua si alzava, faceva entrare in casa la brigata ed offriva vino, castagne, taralli ed altro.
E accanto alle questue, le strenne.
In Sicilia non è la befana, ma sono le anime dei morti che, il 2 novembre, recano i doni ai bimbi, doni che vengono appunto chiamati "cose dei morti".
Per ottenerli, i bimbi recitano questa preghiera:
"Armi santi, armi santi (= anime sante)
Io sugnu unu e vuatri siti tanti: ( = io sono uno e Voi siete tante)
Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittiminni assai"
cose dei morti, cioè regali, mettetemene assai; s'intende nella scarpetta o nel cestello che i bimbi lasciano la sera appesa alla finestra o a capo del letto.
E i morti scendono a schiere bianche e spettrali, entrano in chiesa, assistono alla prima messa, poi si dirigono alle loro case a ritrovare i loro cari. L'ingenua fantasia del popolo li vede.
Bibliografia:
Paolo Toschi, "Invito al folklore italiano", Studium, Roma
Laura Rangoni, Le fate, Xenia
G. Pitré, "Spettacoli e feste", Palermo 1881
Carmela Maietta, brevi articoli su Halloween pubblicati da Vanity Fairy nei numeri del 25 ottobre e 1 novembre.
http://www.thanatos.it/cultura/tradizioni/italia/tradizioni_it_giorno_dei_morti.htm
http://digilander.libero.it/emina68/HalloweenStory.html
lunedì 15 ottobre 2007
BLOG ACTIO DAY -AMBIENTE - ALBERO DI NATALE
domenica 15 luglio 2007
Luna di Miele
Per un intero mese dopo il matrimonio di una coppia, il padre della sposa forniva al genero l'Idromele, una bevanda alcolica ricavata dalla fermentazione del miele nell'acqua perché si credeva che proprio la presenza del miele favorisse la fertilità.
sabato 26 maggio 2007
Fede nunziale (Ampliato)
L'abitudine di indossare un cerchietto d'oro dopo il matrimonio si affermò, infatti, solo a partire dal XVI secolo. La consuetudine di incidere i nomi degli sposi e la data delle nozze all'interno della vera risale al Settecento, su ispirazione forse sempre dell'antico Egitto, dove, in altri tipi di anelli, si riteneva che colui il cui nome vi era iscritto avrebbe vissuto nell'infinità del tempo.La tradizione, dunque, impone che le fedi siano in oro giallo. Oggi, però, la moda le propone anche bianche di platino.
giovedì 17 maggio 2007
"Tutti giù per terra!"
A parte la considerazione che il crescere in un ambiente troppo pulito non giova allo sviluppo di anticorpi da parte dei bambini, bisogna farne un'altra su questo "rito" dello spalmarsi a terra, più innato che ancestrale. Il contatto col pavimento serve ai bambini a rilassarsi dopo il gioco o la corsa, quando entrano in uno stato di abbandono mentale e fisico oppure si addormentano beati.
La pratica dello Yoga, scienza antichissima (pare abbia più di 5.000 anni) aiuta i bambini ad interiorizzare, e agli adulti a ricordare il rilassamento, innato nel fanciullo. La coscienza durante questo processo rimane testimone dell'attività del corpo e della mente, facendo si che il rilassamento abbia effetti rigeneranti, donando calma e facilitando i sogni tranquilli.
martedì 24 aprile 2007
Giro, giro tondo...
Di questo rito arcaico, tuttavia, una traccia più evidente è rimasta nelle filastrocche cantate dai bambini durante il girotondo. Mentre in alcune scuole dell'infanzia (ex materne) italiane, si cominciano le lezioni recitando l'Ave Maria, in Svizzera, nell'asilo d'infanzia Wakita, uno dei 15 privati, ubicati nei boschi, i bambini cominciano e terminano la giornata tenendosi per mano in circolo, recitando una filastrocca.
Anche i bambini dell'asilo svizzero quindi pregano, ma il loro è un modo di pregare arcaico, che lascia filtrare la propria origine nelle Ambarvalia, antiche cerimonie agrarie. Il girotondo richiama infatti la circuambulazione dei campi coltivati ripetuta tre volte di seguito, per allontanare da essi cattive influenze metereologiche e magiche. I contadini poi procedevano con il sacrificio purificatore di un suino, pecora o toro in onore di Marte per la protezione e difesa dei perimetri e Cerere, per
propiziarsi un buon raccolto.
Anche i bambini dell'asilo Wakita, con i loro insegnanti, alla fine delle lezioni, con un ultimo girotondo, onorano il bosco salutando gli alberi, il sole, il cielo. Poi sussurrano a uno a uno il proprio nome, al quale in coro, tutti insieme come in una nenia, rispondono:"Isch da" "E' qui".
Fonti: "C'è un asilo nel bosco" - articolo di Silvia Ortoncelli pubblicato sul supplemento "D" del quotidiano La Repubblica.
Valeria Cotttini Petrucci, Luciana Mariotti " Le feste giocate" Edizioni De Luca 1998, Roma
La foto del girotondo dei bambini nel bosco è stata presa dal sito dell'asilo svizzero Wakita citato
nell'aricolo di "D" e nel post.
La foto degli adulti nel bosco, proviene dal sito di Damanhur; autonoma comunità spirituale su territorio italiano.
mercoledì 4 aprile 2007
Carnevale...dei piccolissimi
Per i bambini, il carnevale nostrano, presenta similitudini nel gioco scaramantico ed alla teatralità a loro innata, con i travestimenti di Halloween dei ragazzini anglosassoni. Ma i neonati? Da cosa origina l'abitudine di travestire bambini così piccoli che neanche si rendono conto? Nella motivazione più o meno consapevole di proiettare sui bambini, i nostri desideri circa il carattere o l'aspetto che vorremmo avessero, - es. bambine cicciottelle vestite come improbabili ballerine o leggiadre fatine - vi è il residuo ancestrale di indossare la pelliccia di questo o quell'animale nella speranza di acquisirne le caratteristiche. Così come in un arcaico passato i sacerdoti o a volte i guerrieri impersonavano l'orso indossandone la sua pelliccia per officiare alcuni riti, le mamme travestono i loro bimbi neonati, come i piccoli degli animali da cui più o meno inconsciamente vorrebbero che mutuassero alcuni tratti fisici o psicologici particolari. Ad esempio: l'agilità del gattino, la lealtà del cane, la capacità (auto) curativa dell'ape, o dell'orso, e simili, per finire ai travestimenti dei personaggi dei cartoon con i quali richiamare il potere (delle regine) la bellezza (delle principesse) e via dicendo. Tale rito ancestrale si palesa anche in chi sceglie per i propri figli, nomi di animali; Orso, Lupo etc., considerando anche il fatto che presso i nativi americani, la pratica medica di indossare la pelliccia di un animale per acquisirne le capacità curative, è ancora in uso.
Fonti: Wikipedia, l'enciclopedia on line;
Carnevale
Il travestimento a scopo ludico/scaramantico presente un pò in tutte le culture, attesta la propria origine innata nell'umanità. Attraverso i secoli e le migrazioni le tradizioni si influenzano l'un l'altra o si sviluppano autonomamente ma in maniera sincretica.
Febbraio, mese in cui principalmente si svolge il carnevale nostrano, mutuato da un rito egiziano di fertilità dei campi antico di 4000 anni, dedicato ad Iside, è anche il mese in cui in Giappone cade la festa dello Setsubun. Tale festività religiosa, coincide temporalmente con l'europea candelora, con la quale ha in comune anche l'arcaico significato di annuncio di primavera. Per propiziare la fertilità dei campi, in relazione anche al perpetuo rinnovarsi della vita, altro aspetto sincretico con il carnevale egizio, è usanza nipponica, durante lo Setsubun, che a turno, un membro della famiglia si travesta da demone contro il quale gli altri lanciano fagioli di soia a scopo scaramantico.
Il contenuto del carnevale nostrano, tuttavia è da far risalire ai Romani i quali, durante i Saturnali, coincidenti temporalmente, con le nostre feste natalizie , promulgavano la sospensione delle leggi e delle norme del vivere sociale. Donde l'erompere della gioia quasi vendicativa della plebe e degli schiavi e la condiscendenza del patriziato, che si concedevano un periodo di frenetiche vacanze di costumi e di lascivia di ogni genere.
Fonti: Wikipedia - l'enciclopedia on line;
"Sakura no sekai" il blog di cultura giapponese di Barbara
lunedì 26 marzo 2007
Fiocco rosa...fiocco celeste
La ragione intenzionale è che il rosa pallido è il colore dello zucchero filato che in francese si chiama proprio: Barbe a papa.
Vi è poi una ragione recondita, più ecologista, forse inconscia....il rosa è un colore naturale, biologico, come la terra, dalla quale i due creatori di Barbapapà, fra i quali un biologo, lo fanno spuntare un giorno, innaffiato da Francesco, il bambino nel cui giardino cresceranno poi anche tutti gli altri barbapapà.
martedì 20 marzo 2007
Le torte tonde (...e bianche) delle feste
Ad una mia parente impegnata nell'organizzazione del proprio matrimonio, fu detto che in quel periodo della sua vita, fino a dopo il matrimonio, avrebbe dovuto aspettarsi, lei, il suo futuro sposo, e le rispettive famiglie, l'accadere di tre disavventure; una più grave tipo un incidente medico, e le altre due più lievi,magari di tipo economico.
giovedì 15 marzo 2007
Candeline
La proprietaria di un negozio del Vomero, quartiere di Napoli, anni fa, trovandomi nel suo esercizio proprio per acquistare delle candeline di compleanno, mi informò circa la presenza sulla torta, della candelina in più, che stando a quel che ne sapeva lei, doveva rimanere spenta, a simboleggiare l'augurio per l'anno nuovo.
Lo stato di spento, in questa traccia della candelina della nascita, disperde tuttavia il suo significato religioso; lo stato di acceso delle candele durante una cerimonia religiosa infatti, nell'antichità, serviva a tenere lontani gli spiriti maligni richiamati da una riunione di esseri umani per festeggiare un lieto evento. In Germania nel medioevo ad esempio, si usava tenere accese tutte le fonti luminose di una casa, nel giorno del compleanno di un suo abitante. Questo spiega anche perchè le candeline vengano spente solo alla fine di una festa: la riunione sta per sciogliersi, anche gli spiriti maligni si allontaneranno; non c'è più bisogno di spaventarli col fuoco come una volta si faceva con gli animali feroci per tenerli lontani dalle nostre abitazioni.
Fonti bibliografiche: Desmond Morris, Il bambino: tutti i perchè, Mondadori, 1993
Grazie a Marcella Fusco per la gentile concessione dell'utilizzo della foto della sua opera Magica fragmenta